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Le controversie sulla biodegradabilità dell'Alcol Polivinilico
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L'alcol polivinilico (PVA) è un polimero sintetico ampiamente utilizzato in vari settori, tra cui medicale, tessile e chimico, per le sue caratteristiche di bassissima tossicità, alta biocompatibilità e capacità di essere solubile in acqua.
Negli ultimi anni questo materiale ha guadagnato sempre più seguito in ambito sostenibilità, in quanto il suo impiego permette l'abbandono di plastiche tradizionali a favore di materiali più sostenibili (si pensi per esempio alle pods per la lavastoviglie, che possono essere trasportate in una scatola di cartone invece di dover avere a che fare con lo smaltimento del flacone).
Ma già lo sai: difficilmente è proprio tutto tutto oro quel che luccica. Nel tempo, infatti, la biodegradabilità del PVA è stata oggetto di controversie e ha richiesto alla comunità scientifica di fermarsi e fare più ricerca. Vediamo perché.
Dove sta il problema?
Come abbiamo detto, una delle caratteristiche più interessanti dell'alcol polivinilico è la sua capacità di essere solubile in acqua ma non in solventi organici, rendendolo ideale quindi per applicazioni come i detersivi in pod e foglietti. Tuttavia, la solubilità in acqua di un materiale non equivale necessariamente alla sua biodegradabilità, e qui è dove è stato necessario fare nuovi studi per capire meglio i contorni del problema.
Per fartela breve, si è capito che la biodegradabilità del PVA dipende da vari fattori, tra cui il suo grado di polimerizzazione e le condizioni ambientali in cui avviene la degradazione: in ambienti controllati come gli impianti cittadini di trattamento delle acque reflue, il PVA si biodegrada velocemente ed efficacemente grazie alla presenza di specifici microorganismi che lo decompongono. Tuttavia, in ambienti naturali, la situazione è meno chiara e alcuni studi hanno dimostrato che il PVA può lasciare residui se immesso direttamente nel suolo o acqua di mare.
Ma quindi?
Quindi come al solito la vita è fatta di compromessi: l'alcol polivinilico offre indiscutibilmente vantaggi enormi in termini di riduzione della plastica tradizionale e dei suoi rifiuti, ma questo non significa che sia un materiale senza lacune e che possa essere usato a caso per fare il bucato al fiume. Sempre, per qualsiasi materiale, è necessario capire punti di forza e debolezza e sfruttare al massimo i primi e minimizzare i secondi.
Nel caso del PVA, questo significa apprezzarlo per tutte le possibilità che ci offre di minimizzare uso e rifiuti in materiali plastici tradizionali e, allo stesso tempo, promuovere pratiche di smaltimento adeguate per minimizzare l'impatto ambientale.
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